Looking for the past
Ripercorrere la storia di un quartiere apparentemente anonimo nella periferia sud di Milano, cercando indizi e tracce di un passato turbolento fatto di leggende acenstrali e verità.






2021-2022










Un tempo Morivione era un piccolissimo borgo raccolto intorno ad una cascina con annessa cappella. La zona era fertile e ricca di acque, la cascina sorgeva tra il cavo Ticinello e la roggia Vettabbia. Attorno all’omonima cascina, con annessa cappella, posizionata dove ora troviamo il numero 5 di via Corrado il Salico, all’incrocio con via Verro, avvenne un fatto di sangue.Il nome di questo piccolissimo agglomerato rurale è riconducibile ad una vicenda storica di sangue, riportata nelle cronache, sia pur in modo un po’ confuso. Venne ucciso Vione Squilletti, un bandito che era a capo di soldati di ventura della Compagnia di San Giorgio, sbandati dopo la battaglia di Parabiago (21 febbraio 1339). Andavano in giro nelle campagne attorno a Milano per rubare e terrorizzare la gente.  Alla vigilia della festività di San Giorgio, stanchi delle azioni dei banditi, i milanesi si recarono dal loro signore, Luchino Visconti, chiedendogli di liberarli dai briganti di Squilletti. La battaglia avvenne il giorno seguente, all’alba; Vione, catturato, venne ucciso il 24 aprile 1339, sembra trafitto da una lancia, in prossimità di un grosso albero fiorito. Il giorno seguente la popolazione si recò sul luogo della battaglia e offrì ai vincitori latte fresco, panna e uova; nel frattempo su di un muro sarebbe stato dipinto San Giorgio che ammazza il drago, con una scritta: “Qui Morì Vione”. Da quel giorno San Giorgio, protettore dei Cavalieri, divenne anche santo patrono dei lattai. Per questo, ogni anno i milanesi erano soliti recarsi, il 23 aprile, in questo borgo a festeggiare San Giorgio con la “panerada”, (da panera cioè panna) bevendo latte fresco appena munto, e mangiando il “pan de mej dolz”, ossia il pane di farina di miglio e fior di sambuco. Questo fatto è anche citato nel romanzo Fosca di Iginio Ugo Tarchetti, scritto nel 1869.